Attività / Costume

Paghè ij frè?

«Ci fu un tempo sorridente in cui gli uomini, anziché addormentarsi davanti al televisore in salotto, piacevolmente trascorrevano il tempo libero oziando al bar di paese, o di città, o al circolo...»

Valentina Ferrero

Come già annunciato sui numeri precedenti, i proverbi piemontesi rappresentano un concentrato d’esperienze che si sono formate nel corso del tempo grazie alla saggezza e allo spirito d’osservazione di generazioni di uomini e donne. La formula di trasmissione ai posteri più efficace era, senza ombra di dubbio, quella del proverbio: una frase corta, spesso in rima o con assonanze, facile da ricordare e legata, il più possibile, alla lingua e alla realtà del luogo. Attraverso la nostra rubrica aspiriamo a rendere ancora più popolari tutta una serie di proverbi piemontesi, tra i più belli e già conosciuti dalle vecchie generazioni. Ma cosa significa paghè ij fré? Ci fu un tempo sorridente in cui gli uomini, anziché addormentarsi davanti al televisore in salotto, piacevolmente trascorrevano il tempo libero oziando al bar di paese, o di città, o al circolo: si chiacchierava di tutto, ma per lo più di sport, di politica, di donne, e poi si giocava a carte, a boccette, a scacchi e a biliardo. Bei tempi, ci raccontano i nostri nonni. Giunti al termine della partita bisognava paghè ij frè, ossia pagare quella sorta di “affitto” dovuto al gestore del locale per l’uso in compagnia del biliardo o del mazzo di carte. Solitamente, visto che il gioco aveva quasi sempre una posta, l’onere del pagamento toccava al fortunato vincitore. E l’espressione era talmente radicata e consueta che quando una comitiva di amici indugiava a prendere una decisione su come passare la serata c’era sempre il più saggio della compagnia che ammoniva: «Forsa fieuj, che ij frè cùru!», tradotto per chi non mastica il dialetto «Forza ragazzi, che le spese corrono!». La stessa frase che si sentiva dire quando qualche giocatore perdeva tempo e veniva richiamato, visto che si era “sulle spese”. In dialetto astigiano il frè è il fabbro e quindi paghè ij frè significherebbe alla lettera “pagare i fabbri”. Il termine frè, però, è stato acquisito dal francese frais, che si legge appunto frè. Deriva dal latino frango, frangis, fregi, fractum, frangere (rompere): rottura; quindi, danno e dunque una conseguente spesa. I francesi hanno conservato l’ultima interpretazione trasmettendola agli astigiani che per secoli l’hanno mantenuta. Il vocabolo è stato importato probabilmente nel periodo di dominazione degli Orléans o forse risale all’arrivo dei Savoia (di lingua francese) o ancora venne in uso durante la successiva occupazione napoleonica. E voi? Oziate davanti al televisore?