Attività / Storia

Nel segno di San Secondo, custode di Asti: la piazza del Santo e la Collegiata, vero cuore della città

«Aste nitet mundo Sancto custode Secundo». Asti risplende nel mondo grazie al santo custode Secondo, recita lo stemma della città di Asti. Questo motto va ben oltre un semplice valore simbolico, incarnando l’essenza di una città profondamente legata al

di Marco Alpan

La piazza e la Collegiata rappre- sentano il centro nevralgico della cit- tà, un luogo intriso di storia e tradizio- ni, riflesso dello spirito fiero e devoto degli astigiani. La piazza, dominata dalla facciata maestosa della Colle- giata è circondata da eleganti palaz- zi e portici che creano un ambiente suggestivo e catturano lo sguardo di chiunque vi passi. Ma chi era San Secondo e perché il suo culto è così strettamente legato alla città di Asti? Le notizie certe su di lui scarseggiano. Secondo alcuni stu- diosi, sarebbe stato un nobile soldato romano convertitosi al cristianesimo, noto per il suo impegno nella diffu- sione della fede e per il conforto dei prigionieri. Accompagnava spesso il prefetto Saprizio nelle carceri, dove incontrò Calogero, Patrono di Alben- ga, il vescovo Marziano, patrono di Tortona, Faustino e Giovita, patroni di Brescia, che lo aiutarono a riafferma- re la sua fede cristiana. Dopo il martirio di Marziano, San Secondo ne raccolse il corpo e lo seppellì; un gesto che sottolinea il suo ruolo di protettore e custode del- la fede. Anche Secondo subì il mar- tirio per la sua fede cristiana, proba- bilmente nel luogo dove sorge oggi la cripta, che in epoca romana era fuori dalle mura della città, dove solita- mente si svolgevano le esecuzioni. Una leggenda, priva di fon- ti storiche concrete, racconta che prima di essere giustiziato fu im- prigionato nella Torre Rossa. Gli astigiani si affezionarono ben il reliquiario fu portato in processione all’altare e fu nuovamente trasferito nella cripta solo nel 1964. A proposito di cattedrali, Asti ne ebbe due: oltre a quella attuale, ci fu anche la chiesa di san Giovanni (l’at- tuale museo diocesano), prima in or- dine cronologico, antecedente l’anno Mille. Nel corso della sua lunga storia, la chiesa ha subito numerose opere di ricostruzione. L’attuale struttura è il ri- sultato di restauri avvenuti fra il 1968 e il 1974, che hanno permesso di re- cuperare alcune porzioni di affreschi del XIV-XVII secolo nelle tre cappelle della navata destra, rimuovendo le decorazioni ottocentesche che li co- privano. La nicchia sopra il rosone centra- le è stata riaperta nel 1988. L’inter- no della chiesa, con le sue colonne romaniche e gli affreschi medievali, crea un’atmosfera di sacralità e mi- stero, avvolgendo il visitatore in un abbraccio di storia e devozione. L’architettura della Chiesa di San Se- condo rappresenta un mix di stili, te- stimonianza dei molteplici interventi che ha subito nel corso dei secoli. presto alla figura del Santo, mostran- do rispetto e devozione che si mani- festano ancora oggi negli imponenti festeggiamenti di maggio. Già nel Medioevo, questi includevano un ric- co spettacolo pirotecnico, tradizione perpetuatasi nel “Lundes d’ji feu.” La secolare fiera carolingia e la corsa del Palio, originariamente tenu- ti proprio a maggio, sono altre testi- monianze di questo profondo legame. Nel tempo, l’aspetto della piazza è cambiato notevolmente. Oggi, al tu- rista appare come uno spazio ario- so ed equilibrato, ma in passato, sul lato sinistro della chiesa, sorgevano abitazioni e botteghe, demolite per valorizzare la struttura della chie- sa. Un cambiamento significativo fu l’abbattimento, nel 1937, del quar- tiere chiamato “Canton del Santo” per fare spazio al palazzo dell’Ina. In pochi sanno che durante il Medioevo l’area davanti alla chiesa era adibita a cimitero, come spesso accadeva alle zone prospicienti i luoghi di culto. Le reliquie del santo, inoltre, servivano a tenere lontane le invasioni dei sara- ceni. La piazza, si trovava incredibil- mente vicina a uno dei porti del Tana- ro, il cui corso era diverso da quello attuale: recentemente, durante i la- vori di ristrutturazione presso la sede della banca CRAsti, sotto la libreria, è stato scoperto un antico molo flu- viale, che ha confermato l’importan- za storica di questo corso d’acqua cruciale per l’approvvigionamento idrico, ma anche per il commercio, rendendo Asti un nodo fondamentaletra la Liguria, il Veneto e il nord Euro- pa. La Collegiata, nella sua forma at- tuale, fu eretta a metà del XIII secolo e la sua imponenza lascia senza fiato. La facciata, decorata con sculture e rilievi di straordinaria maestria, è un esempio superbo dell’arte romanica piemontese. Delle strutture paleocri- stiane e romaniche originarie restano solo il campanile del XI secolo e la cripta, risalente alla struttura origi- naria del V/VI secolo e contenente le reliquie del santo. Per un periodo, per timore che fossero trafugate, furono trasferite al Duomo, che per questo motivo prese il nome di Santa Maria di san Secondo. Intorno alla metà del 1500, quando la cripta non era più agibile dato che era stata trasformata nella cappella di sepoltura degli abati della chiesa, La facciata romanica, con il suo portale ornato e i rosoni, si staglia maestosa nel cielo astigiano, mentre all’interno si aprono spazi gotici e barocchi, arricchiti da altari marmorei, affreschi e opere d’arte di inestimabile valore. Tra le opere più significative custodite all’interno della chiesa vi è il polittico di Gandolfino da Roreto, capolavoro del rinascimento piemontese, che rappresenta l’adorazione dei Magi e San Secondo Le cappelle laterali sono ador- nate da dipinti di artisti locali, che narrano le gesta dei santi e le storie sacre, tra cui spicca quella di To- bia, tratta dall’Antico Testamento. La Chiesa di San Secondo non è solo un luogo di culto, ma anche un impor- tante polo culturale e turistico per la città di Asti. Ogni anno, numerosi visi- tatori provenienti da tutto il mondo si recano in questo luogo per ammirare le sue bellezze artistiche e per immer- gersi nella sua storia millenaria. Le visite guidate permettono di scopri- re ogni dettaglio dell’edificio e di co- glierne appieno il fascino e la ricchez- za. Nella chiesa di San Secondo, è in- teressante notare che le dimensioni delle navate sono più ampie rispetto alle tradizionali navate romaniche. Questo può essere attribuito al con- tributo delle famiglie benestanti della città, che finanziarono l’ampliamen- to della chiesa, motivo per cui i loro stemmi appaiono sui capitelli. Le fornaci mobili, utilizzate du- rante la costruzione delle chie- se, venivano smantellate una volta terminata l’opera, con un pro- cesso simile ai moderni cantieri edili. Alcuni affreschi nella chiesa di San Secondo presentano parti mancanti a causa dell’uso di calce viva usata come igienizzante durante l’epidemia di peste del 1600. Rimuovendo la calce, parte degli affreschi risultarono inevitabilmente danneggiati. Vale la pena menzionare altre opere presenti nella chiesa di San Se- condo come il crocifisso, commissio- nato dalla famiglia Mazzola ai fratelli fiamminghi Enaten e la Madonna del Rosario, una delle prime opere attri- buite a delle donne: Orsola Caccia e Caterina Arellano, probabilmente suore orsoline di Moncalvo. Questi dettagli arricchisco- no la comprensione del patri- monio artistico e culturale del- la chiesa e della città di Asti. Chi entra in questa chiesa al giorno d’oggi respira un senso di maestosità e di sacralità e viene accolto da due accompagnatrici molto preparate e coinvolgenti, Elsa Maccotta e Enza Binello, cui vanno i nostri più sinceri ringraziamenti per averci fornito le informazioni presenti in questo arti- colo. Un sentito ringraziamento anche al Parroco don Andrea Martinetto per la sua disponibilità. «Chi entra in San Secondo rimane estasiato dai suoi tesori e pensa di trovarsi nella Cat- tedrale. La visita parte dalla cripta e dal Nicchione, ovvero la cappella che conserva la statua in legno della Pietà, di ispirazione michelangiolesca, e prosegue con il coro, l’altare, il croci- fisso, la cappella di San Secondo, le altre cappelle e l’organo» affermano Elsa Maccotta e Enza Binello, che aggiungono: «L’armonia architettoni- ca aiuta la spiritualità a emergere, la semplicità favorisce il raccoglimen- to». La Chiesa di San Secondo ad Asti è molto più di un semplice edificio re- ligioso: è un simbolo di storia e arte che attraversa i secoli, un luogo che continua a ispirare e a suscitare emo- zioni profonde in chiunque vi si avvi- cini. Custode di un patrimonio mille- nario, questa chiesa rappresenta un vero e proprio tesoro per la città di Asti e per l’intera comunità.