Attività / Motori

LE OFFICINE DEL FUTURO? DEVONO ANCORA ESSERE PROGETTATE

Nel mondo della mobilità elettrica che ne sarà delle officine? Avremo ancora bisogno dei meccanici? Ne abbiamo parlato con Salvatore Brancato della Carrozzeria Brancato di Montechiaro d’Asti

Marco Alpan

CARROZZERIA BRANCATO Trucks and cars center

In un mondo in costante evoluzione è difficile prevedere in che modo e con quali implicazioni avverranno quei cambiamenti che potrebbero rivelarsi impattanti per la vita di tutti i giorni. Uno di questi riguarda il comparto dei trasporti, che più di molti altri si trova al centro del dibattito sulle innovazioni del futuro. La rivoluzione è già in atto e lo confermano i numeri: nel 2022 sono state vendute circa 50.000 auto BEV (elettriche pure) e circa 67.000 PHEV (ibride plug-in), numeri decisamente inferiori a quelli di altri stati europei, ma in costante crescita anche grazie agli incentivi erogati dal governo per l’acquisto di questo tipo di vetture e per l’installazione di nuove colonnine di ricarica. In un domani in cui ci saranno solo auto ibride ed elettriche in circolazione viene spontaneo chiedersi che ne sarà delle officine e della figura del meccanico così come le abbiamo conosciute finora: esisteranno ancora? Come cambieranno? Ne abbiamo parlato con Salvatore Brancato, che da oltre 40 anni lavora nel settore automobilistico delle riparazioni. Le officine come la sua come stanno percependo questo cambiamento? «Si tratta di uno stravolgimento a cui ci stiamo abituando poco alla volta; nella maggior parte dei casi le officine sono abituate a lavorare su un motore termico, il passaggio a quello elettrico rappresenta un cambio di rotta non indifferente. C’è anche da dire che in Italia questa nuova filosofia di guida sta prendendo piede più lentamente che altrove perché il nostro parco macchine è più vecchio di quello degli altri paesi, quindi si prospetta un mutamento sul lungo periodo». Le auto elettriche potranno fare a meno del meccanico? «Assolutamente no. Necessitano della stessa attenzione delle altre per quanto riguarda la carrozzeria, i freni, i fari, gli ammortizzatori e gli pneumatici. Il vero cuore della manutenzione, però, è il comparto elettrotecnico. Dato che la tensione dell’accumulatore è molto alta e rappresenta un notevole potenziale di pericolo a cui gli addetti e gli operatori sono esposti, occorre aver seguito un apposito corso per poter intervenire su questi veicoli, oltre al fatto che vanno ricoverati in una postazione predisposta dell’officina». La mobilità green risolverà una volta per tutte i problemi connessi all’inquinamento atmosferico derivante dai trasporti? «Siamo nella direzione giusta, ma non penso sia la soluzione definitiva. Di sicuro abbiamo fatto dei piccoli passi avanti per quanto riguarda il cambio di mentalità su questi temi, come dimostra il crollo delle vendite delle auto diesel degli ultimi anni. Cent’anni fa si pensava che nel 2000 tutti si sarebbero spostati con le auto volanti, oggi ce la stiamo mettendo tutta per inventare una macchina a impatto ambientale zero: speriamo di essere più fortunati dei nostri nonni».

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